venerdì 11 novembre 2011

60° della morte di don Carlo Sterpi 1 successore di San Luigi Orione


Nel 60° anniversario della sua morte.



IL VENERABILE DON CARLO STERPI.

Nasce a Gavazzana in provincia di Alessandria il 13 ottobre 1874. Di grande personalità umana e spirituale , volle identificarsi come “ primo discepolo e collaboratore di san Luigi Orione, del quale tradusse in formazione e organizzazione pratica gli ideali spirituali  e le grandi aperture apostoliche.
Carlo Sterpi proveniva da una famiglia di piccoli proprietri terrieri, molto religiosa e stimata anche civilmente.
Entrato nel seminario di Tortona, vi incontrò Luigi Orione. “ Essendo anch’io entrato in filosofia” ricordava don Sterpi potei essere insieme a lui, ebbi la sorte di stsrgli vicinoi dappertutto; gli ero vicino di banco in istudio, vicino di letto in camerata, vicino di posto in refettorio, vivino di posto in cappella, e lo avevo compagno di fila a passeggio.Lo ebbi così continuamente accanto a me!
In questo vivere a fianco l’uono all’altro nacque e si consolidò una profonda sintonia spirituale. Una santa amicizia. Nell’ottobre 1895, Don Orione, sacerdote da pochi mesi, ottenne da Mons. Bandi di avere il chierico Sterpi come assistente all’Istituto per ragazzi da luifondato due anni prima nel rione san Bernardino di Tortona.
Questi ricorderà sempre come iniziò quella collaborazione. Quando si presentò al collegio, Don Orione stava assistendo i ragazzi in studio. “ Bravo! Sei venuto in tempo gli disse: Fermati un po’, assisti un momento al posto mio. E usci, lasciandomi solo con tutti quei ragazzi”.E don Sterpi commentava: “ Ne sono passati dei momenti da allora! Quell’un po’ doveva durare diversi anni”. Durò tutta la vita.
Don Sterpi era di modesta apparenza, ma irradiava la sua profonda pietà dai lineamenti del volto soffuso di materna tenerezza. La sua  persona suscitava, in quanti lo avvicinavano, uno spontaneo senso di rispetto e di fascino. Lo sguardo penetrante, gli atteggiamenti sempre calmi e ponderati, l’equilibrata fermezza rendevano semplice tanto la confidenza qunato l’obbedienza. Si interessava personalmente di tutti, conosceva la loro storia, i loro ideali, i loro dolori.
Il 12 marzo 1940 morì don Orione, e il 13 agosto successivo, il primo Capitolo generale della Congregazione, elesse unanimemente don Sterpi quale Direttore Generale , che allora già contava 820 religiosi.
Si sottopose in quegli anni a una estenuate mole di lavoro nel nuovo incarico affidatogli, e inoltre, dovette fare fronte ai disagi provocati dalla Seconda guerra mondiale. Manifestò capacità organizzative, lungimiranza e un sacrificio di sé commovente.
Nel 1946, terminata la guerra e resosi contoi che le sue condizioni di salute erano troppo imapri all’ufficio assegnatogli, Don Sterpi prese la decisione di rinunziare volontariamente alla carica di Superiore generale.
Da quel moneto in poi, libero ormai da pressanti impegni, volle vivere nella discrezione, a Tortona, dedicandosi al ministero della paternità mediante il consiglio verso i confratelli e la cura diretta di un gruppetto di orfanelli. Fu l’aurea preparazione all’epilogo di una vita tutta dedicata a Dio e al prossimo. Si spense nella sua cameretta il 22 novembre 1951.

Hanno detto di Lui:

Se Iddio mi dicesse: Ti voglio dare un continuatore che sia secondo il tuo cuore, io gli risponderei; Lasciate o Signore, poiché me lo avete dato in Don Sterpi”. ( don Orione)

“ Carlo fatti pure sacerdote che sono contenta e ti benedico; però voglio che tu sia un prete sul serio e non un prete qualunque”. ( Mamma Carolina).

“ Moltiplicò le case, specialmente di formazione… curando soprattutto una preparazione il più completa possibile dei giovani, nello spirito di san Luigi Orione”.( Don Giovanni Venturelli).

“ Sentii più volte parlare dopo il 1945 della incredibile attività di don Sterpi, durante gli anni della guerra per portare aiuto a centinaia di poveri ricoverati nelle nostre case. Era capace di partire magari a piedi, per nadare a Genova o a Milano, non cedendo neppure di fronte alla constatata impossibilità. Si ammalò per l’eccessiva carità, e la malattia, a sua volta, lo spingeva a maggior eroismo”. ( Don Gino Bressan)

“ Suo unico conforto erano la preghiera continua e la sua unione con Dio… Si teneva costantemente unito a Dio con l’uso quasi continuo di giaculatorie e di brevi preghiere… specialmente negli ultimi giorni la preghiera era continua in lui. Specialmente nell’ultima settimana della sua vita si poteva notare una unione continua con Dio, una preghiera ininterrotta”. ( Don Alberto Zambarbieri).

Alcuni suoi scritti:

“ Dammi o Gesù, la volontà di cercarti, cercandoti di trovarti, trovandoti di amarti, amandoti di sacrificarmi e consumarmi proprio per te… Non c’è via di mezzo, o Gesù, voglio farmi santo. E’ inutile: tu mi chiami per questa via, ed è necessario che per questa via io cammini. O Gesù, voglio farmi santo, non solo, ma grande santo!”

“ Santi, santi, santi, dobbiamo essere… se non siamo santi che cosa stiamo a fare in Congregazione? Lavorare si poteva anche fuori; farci notare e considerare per qualche nostra dote , potevamo farlo anche fuori… ma qui ci siamo, prima di tutto, per farci santi, ma santi sul serio..!”

“ La pietà è il sale che condisce tutto: senza pietà tutto rimane insipido. L’amore ai poveri non essite, se non è nutrito dal sincero, profondo attaccamento alla Chiesa, Corpo mistico di Cristo, e al suo Capo visibile il Papa. La croce è il tonico della vita. Le croci, se prese per bene, fruttano per l’eternità”.