martedì 13 dicembre 2011

il Richiamo di Frate Ave Maria Dicembre 2011


IL SALUTO DEL DIRETTORE.


Cari amici e cari lettori,
è con grande gioia che vengo a voi ed entro nelle vostre case con questa piccola rivista: “Il Richiamo di Frate Ave Maria”. Da pochi mesi mi trovo qui all’eremo a svolgere l’attività che i superiori mi hanno affidato, di responsabile della comunità degli eremiti e parroco, e mi sembra di essere inserito da sempre in questa realtà.
Agli inizi di settembre, quando arrivai la prima volta,  tutto era nuovo per me. Nonostante la bella e gioiosa accoglienza riservatami dalla comunità degli eremiti e da Fra Luigi, ero un po’ spaesato e timoroso per la nuova avventura di vita che stavo per iniziare. I timori riguardavano soprattutto l’adeguatezza al compito e l’inesperienza dovuta alla giovane età.  Adesso invece, grazie all’aiuto e all’accoglienza benevola della comunità, parrocchiani e amici, mi sento più tranquillo, consapevole  e inserito in questo tipo particolare di vita religiosa.
Sono originario di Tortona, il paese dove ha svolto gran parte della sua attività San Luigi Orione. Prima del compito attuale, ero il responsabile del Centro di Spiritualità e Congressi di Montebello della battaglia (PV). Quando il Superiore Generale mi affidò questo incarico, la mia sorpresa fu grande e ancora più grande fu la consapevolezza di essere immerso in un luogo dove la storia parla da secoli. Storia di tempi antichi e lontani, storia della Congregazione, storia di personaggi importanti per la nostra fede.
Qui intorno la Storia insegna continuamente. Ci ha tramando le grande imprese di uomini che hanno edificato, combattuto e distrutto, ma anche le imprese di grandi Santi che hanno solo costruito. Hanno cercato di far crescere Dio nella loro vita, come una costruzione grande, potente, indistruttibile, e hanno cercato ad ogni costo di costruire Dio nel cuore delle persone con le quali venivano a contatto.  Hanno edificato luoghi di culto nel loro ambiente di vita e hanno costruito una tradizione di lode a Dio straordinaria, fatta non di pietre o mattoni, ma di sforzi continui, di umiltà e semplicità, di preghiera, di dominio di sé e delle proprie passioni. Respirando di continuo questa aria “spirituale” non si può fare a meno di desiderare che l’abbraccio di questa storia, coinvolga  anche noi e ci faccia crescere e diventare adulti ancora in questa tradizione storica di spiritualità.
Proseguendo nel cammino iniziato, vorrei rivolgere da queste pagine, un pensiero di profonda gratitudine a Don Luigi, che mi ha preceduto nell’incarico e adesso, con disponibilità, è rimasto in questa comunità. Il lavoro che don Luigi ha fatto per quest’eremo e per le persone, nel corso degli anni, è stato moltissimo e profiquo. Sia a livello esteriore che interiore la sua azione ha plasmato e formato cose e cuori avendo sempre come principale sollecitudine, che tutti si trovassero a proprio agio nel loro ambiente, vivendo con la costante premura verso gli ospiti,, che si sentissero accolti e amati. E in questo ci è stato di grande esempio.
Concludo rinnovando ogni augurio possibile di bene per ciascuno di voi, cari amici, che ci seguite sempre con grande affetto e attenzione. Gesù, che nasce a Natale, possa entrare nella storia di ciascuno di noi per dare inizio a qualcosa di grande e di bello, qualcosa di solido e potente che niente e nessuno possa mai dimenticare o distruggere: la Sua presenza e azione nella nostra vita.
Auguri cordiali per un Natale pieno di gioia e serenità da parte mia e della Comunità degli eremiti della Divina Provvidenza.
Don Vincenzo Marchetti
DALLE LETTERE DI FRATE AVE MARIA

Santuario – Orfanotrofio
San Corrado F. M. (Don Orione)
Noto (Siracusa)
Lunedì, 31 Dicembre 1956
ANIME ! ANIME !
AD JESUM PER MARIAM !

            Pregiatissima Signora Sandra,
la grazia e la pace e la gioia di Gesù Bambino siano sempre con noi e con quanti amiamo e con quanti Gesù ama.
            Siamo alla sera dell’ultimo dì dell’anno. Ogni giorno ha la sua sera ed ogni esistenza di quaggiù ha il suo tramonto e beati quelli che spendono la giornata terrena operando il bene.
            Tutto passa ; ma la gioia ch’è frutto del ricordo d’aver fatto del bene non muore. La gioia che è frutto del bene operare è il dono che Gesù vorrebbe fare a tutti, è il dono da Gesù offerto ad ogni mortale ed è veramente dono regale, dono Divino.
            Meglio essere perseguitati ed essere con Gesù che trionfare coi nemici di Gesù. Le gioie godute lontano da Gesù si muteranno in lamenti ; ma le lagrime sparse per amore di Gesù si cambieranno in eterno sorriso. E di quale allegrezza è frutto, anche in mezzo alle tribolazioni, (è seme fecondissimo) la speranza dei beni da Gesù promessi !
            Coraggio, anima buona, e sempre avanti in compagnia di Gesù, amandolo come ne insegnò Lui stesso ad amarlo ricevendolo spesso nel suo sacramento d’Amore Gesù è l’Emmanuele, il nostro che vuole dimorare perennemente nel nostro cuore con la sua pace col suo amore, Lui che è il Sommo Bene. Sursum corda !
            Innamoriamoci di Gesù e facciamo sì che tutti i nostri cari pure si innamorino di Gesù vero sommo bene, di Gesù vera luce, tanto vera che chi non vede Gesù è un vero cieco e chi non conosce Gesù è un vero infelice perché Gesù è la vera felecità.
            Tanti ossequi al Signor Giudice vostro ottimo marito per cui il povero sottoscritto non sa che pregare. Ottima Signora Sandra, spero che costì sarà ancora Vittoria e perciò anche a lei per mezzo vostro giungano i miei saluti in Gesù, Maria, Giuseppe e la rinnovata promessa d’una fervida preghiera per lei pure.
            Anche a voi il mio cordiale ossequio in Corde Jesu e l’augurio d’ogni vero bene per il nuovo anno.
            Vostro in Gesù, Maria, Giuseppe, obbligatissimo frate Ave Maria F.D.P.
                                   IN NOMINE TUO VIDIMUS LUCEM ! AVE, MARIA !




CHI SONO I SANTI AFFRESCATI NELLA NOSTRA ABBAZIA?

SANTA LUCIA

Protrettrice della vista, sia per il suo nome, Lucia dal latino lux, sia per una frase attribuibile dagli agiografi: “ ai non credenti toglierò toglierò l’accecamento”. O forse perché la sua festa cade il 13 dicembre: il detto popolare “ Santa Lucia è il giorno più corto che ci sia”. Lucia fu una delle vittime della persecuzione di Diocleziano e Massimiano contro i cristiani, una furia che durò dal 303 al 311. Secondo la tradizione, apparteneva a una nobile famiglia siracusana, era già promessa sposa a un giovane del suo rango, quando avvenne l’episodio che le cambiò la vita. Essendosi ammalata la madre Eutuchia, Lucia decide di accompagnarla in pellegrinaggio a Catania per chiedere la guarigione a sant’Agata, patrona della città. Le due donne ascoltano in chiesa il brano evangelico sull’emorroissa risanata dopo aver toccato un lembo della veste di Gesù, toccano il sepolcro di Sant’Agata e subito Lucia ha la visione della santa catanese che le annuncia la guarigione dell amadre assieme al futuro martirio.
Di ritorno a Siracusa, la giovane decide di consacrarsi totalmente a Dio, rinuncia al matrimonio e mette in  vendita la sua dote per donare il ricavato ai poveri. Il fidanzato, sconvolto dall’abbandono, la denuncia come cristiana al governatore Pascasio, che la fa arrestare e le impone di sacrificare agli dei in cambio della libertà. Al fermo rifiuto di Lucia, Pascasio la condanna al lupanare, estrema offesa per una vergine, e così la minaccia: “ appena conoscerai il disonore, cesserai di essere tempio dello Spirito Santo”. Ma quando i soldati  tentarono di condurla  in quel luogo di vergogna, lo Spirito santo la rese così immobile che nessuno riusciva a spostarla, né i maghi, subito convocati, e neppure una coppia di buoi ai quali venne agganciata. Allora il governatore ordina un gran fuoco di fascine, resina e pece per incenerirla, ma Lucia lo sfida: “ Pregherò il Signore nostro perché questo fuoco non mi bruci e così mostrerò ai credenti la virtù del martirio e ai non credenti toglierò l’accecamento della loro superbia”. Uscita indenne dalle fiamme, si decise di decapitarla. A secondo un’altra tradizione non le fu tagliata la testa bensì pugnalata alla gola, e infatti la statua della santa, che viene portata in processione a Siracusa, ha un pugnale piantato nel collo. Era il 13 dicembre del 304, Lucia aveva probabilmente 25 anni.  Le sue spoglie mortali si trovano a Venezia, nella chiesa dei santi Geremia e Lucia, in un’urna di cristallo sopra l’altare. Le ricopre una veste di velluto rosso con ricami d’oro, il volto è celato da una maschera d’argento che fi fatta preparare nel 1955 dal cardinale roncalli, patriarca di Venezia, e futuro papa Giovanni XXIII. La chiesa si affaccia sul Canal Grande, da cui si può leggere questa iscrizione: “ Lucia vergine di Siracusa in questo tempio riposa. All’Italia e al mondo ispiri luce e pace”. Perché il copro della martire sia stato trasportato così lontano dalla sua città, è storia legata alla conquista musulmana della Sicilia, quando molte reliquie vennero nascoste in luoghi sicuri.
Nella parete a sinistra di chi entra nella nostra abbazia, nel grande riquadro mediano, sono ritratte le figure di quattro sante in abbigliamento signorile stile quattrocentesco, sappiamo infatti che tuggli gli affreschi eseguiti nella cappella risalgono al lontano 1484. Oggi purtroppo si presenta alquanto deteriorato dal tempo , eproprio nella figura di Lucia manca una buona parte del volto, ma come l’iconografia del tempo usava rappresentare questa santa , ella tiene in mano una coppa con i suoi occhi, ma non è l’unico affresco di lei, infatti nella cappella di S. Alberto abbiamo il bellissimo affresco che ritrae questa santa e l’intera opera è ancora molto bene conservata.


VESTIZIONE DI FRA ALEJANDRO.

Finch’è ci sono nuovo figli, c’è speranza nonostante la pochezza del momento presente….
Dopo due anni di cammino con noi, fratel Mario Alejandro Lafuente, è giunto a questo momento tanto atteso e importante per la vita dell’eremo.
 Proviene dall’Argentina, Barranqueras - Chaco, dal Santuario e Parrocchia: “ La Immacolata Concezione”  dell’Opera don Orione. 
Dopo aver già vissuto in Congregazione gli anni della sua formazione fino alla Professione Pepetua nel mese di marzo 2002, ha coronato oggi il desiderio di far parte del nostro piccolo ramo di vita contemplativa. Questo momento si è realzzato il 4 settembre nel contesto della festa patronale di S. Alberto Abate.
La Celebrazione Eucaristica è stata presieduta dal Superiore Generale don Flavio Peloso, con la presenza dei   due consiglieri  generali don Eldo Musso e don Achille Morabito, don Vincenzo Marchetti nuovo Parroco e superiore, e i confratelli della comunità, e numerosi amici e i fedeli di S. Alberto.
Al termine si è svolto un rinfresco nel salone dell’eremo, con alcuni cibi tipici della sua terra d’origine.. Si sono tenuti alcuni saluti e discorsi… ma ancor prima nella preghiera, siamo stati in comunione con tanti parenti e amici che a motivo della distanza non sono potuti essere presenti.
Fra Alejandro ha ringraziato Dio che con il suo amore misericordioso, continua chiamandolo ed in particolare,  con questa scelta di vita nella quale trova il modo per abbracciare tutti , attraverso il dono della  preghiera.
Ha ringraziato anche tutte le persone che lo hanno accompagnato con le loro preghiere e quanti  sono stati presenti.
Preghiamo perché il Signore ci dia il dono della perseveranza e ci mandi qualche vocazione in più….!  
A conclusione trascriviamo due frasi di Frate Ave Maria, che fra Alejandro ha scelto per il  suo biglietto ricordo della vestizione: “ Il mondo fa di tutto per ingombrare la nostra mente di pensieri inutili, e per impedirne di pensare a ciò che più giova per la nostra vera pace”…..
“ L’uomo vuole insegnare agli altri le proprie invenzioni; io voglio imparare da Te ad amarti ed amare!”..



DALLO SPIRITO E NORME DEGLI EREMITI DELLA DIVINA PROVVIDENZA


CAPO X   L’APOSTOLATO  DELL’ EREMITA


85  -   L’APOSTOLATO  CON  LA  PROPRIA  VITA
    
  Vale anche per i nostri eremiti quanto afferma il Concilio: “Non pensi alcuno che i religiosi con la loro consacrazione diventino o estranei agli uomini o inutili nella città terrena. Poiché, anche se talora non sono direttamente presenti ai loro contemporanei, li tengono tuttavia presenti in modo più profondo con la tenerezza di Cristo e con essi collaborano spiritualmente affinché la costruzione della città terrena sia sempre fondata nel Signore e a Lui diretta, né avvenga che lavorino invano quelli che la stanno costruendo”[1].
  “Coloro che sono chiamati alla vita specificamente contemplativa sono riconosciuti “uno dei tesori più preziosi della Chiesa”. Essi grazie ad uno speciale carisma “hanno scelto la parte migliore”[2], quella cioè della preghiera, del silenzio, della contemplazione, dell’amore esclusivo di Dio e della dedizione totale al suo servizio”[3].
 
86  -  MISTERIOSA   FECONDITÀ

  La Chiesa conta moltissimo sul contributo spirituale che i contemplativi possono apportare.
  Per questo, “pur nell’urgente necessità di apostolato attivo, i loro istituti conservano sempre un posto eminente nel Corpo mistico di Cristo…  Essi infatti offrono a Dio un esimio sacrificio di lode e, producendo frutti abbondantissimi di santità, sono di onore e di esempio al popolo di Dio, cui danno incremento con una misteriosa fecondità apostolica”[4].
“Essi indicano a ciascuno quell’aspetto interiore del mistero della Chiesa che è l’intimità personale con Cristo. Nascosta agli occhi degli uomini, la vita dell’eremita è predicazione silenziosa di colui al quale ha consegnato la sua vita, poiché egli è tutto per lui. È una chiamata particolare a trovare nel deserto, proprio nel combattimento spirituale, la gloria del Crocifisso”[5].

87  -   ANIME  E  ANIME !

Don Orione vedeva con molta chiarezza l’apostolato dell’eremita. È una vita spesa per gli altri, anche se vissuta nella solitudine. Con il duro lavoro manuale, finché le forze lo accompagnano, egli procura di aiutare i poveri; con la sua carità egli accoglie quanti si avvicinano all’eremo per portarli a Dio, per parlar loro di Dio; nella preghiera e nel silenzio egli parla a Dio dei suoi fratelli e li aiuta con la misteriosa efficacia della grazia. 
 “L’eremita deve vivere nella Piccola Opera quasi sacrificio continuo per la salvezza dei fratelli… Sia come una gran voce di amore a Gesù che lo plachi; implori la vittoria sui campioni dell’azione cattolica in mezzo alla società; affretti la conversione dei peccatori, l’unione dei poveri fratelli separati e il trionfo della Chiesa e del Pontificato. E siano i nostri fratelli della preghiera specialmente, i fratelli che fanno piovere le benedizioni di Dio sulle nostre fatiche, sui nostri giovani, su tutti i benefattori”[6].
“Essi esprimono meglio la dimensione contemplativa della consacrazione religiosa e col sacrificio del nascondimento e con la preghiera incessante offrono mirabile apporto di fecondità a tutto l’apostolato della Congregazione”.[7]



88  -  VENGA  IL  TUO  REGNO

 Anche gli eremiti sono chiamati direttamente ad affrettare l’avvento del Regno di Cristo e a partecipare all’apostolato carismatico della Congregazione, secondo la loro vocazione. “La loro vita contemplativa è il loro primo e fondamentale apostolato[8].
  “A questa era, a questo grandioso e non più visto trionfo della Chiesa di Cristo, noi  per quanto minimi, dobbiamo portare il contributo di tutta la nostra vita. Per quanto è da noi, noi dobbiamo prepararla, affrettarla, con la orazione incessante, con la penitenza, col sacrificio, e col trasfondere la nostra fede, la nostra anima specialmente, nella giovane generazione, specie di quella gioventù che è figlia del popolo, e che più necessita di religione, di moralità e di essere salvata”.[9]

89  -  CHARITAS  CHRISTI  URGET  NOS
 
 “Noi dobbiamo chiedere a Dio non una scintilla di carità, ma una fornace di carità, da infiammare noi e da rinnovellare il freddo e gelido mondo, con l’aiuto e per la grazia che ci darà il Signore.
  Oh arda in noi e affochi i nostri petti il santo amore di Dio, domini in noi la sua carità, vivissima ed inestinguibile, ed avremo spirito di carità verso i fratelli, e  facilmente il Signore ci darà la grazia d’essere vittime di carità sulla croce, stretti a nostro Signore!
  Dobbiamo della carità di Gesù ardere noi, se vogliamo poi che ardano i giovani. Tutto si ravviverà se porteremo ardente nelle mani e alta, e ben alta, la lampada della carità di Gesù Cristo”[10].
 “Il nostro cuore, o miei figli, dev’essere un altare, dove inestinguibile arda il divino fuoco della carità. Amare Dio e amare i fratelli: due fiamme di un solo e sacro fuoco. Ed è di questo fuoco che vogliamo vivere e consumarci. Questo è il fuoco che deve trasformarci: questo è il fuoco che ci deve trasformare e trasumanare”[11].
  Il cuore dell’eremita deve palpitare all’unisono con Don Orione, che si definiva «un cuore senza confini»[12]. La vita contemplativa è pienezza, è esuberanza di vita, non ripiegamento su se stessi. Le mura dell’eremo non possono e non devono limitare lo slancio apostolico del contemplativo. Pur restando fedele al proprio posto, lo spazio della sua carità deve espandersi sino ai confini del mondo, per abbracciare tutti in Cristo.

90  -   NELLA  COMUNIONE  DEI  SANTI

    L’eremita deve aver fede nell’efficacia nascosta dell’apostolato interiore. La preghiera e la penitenza sono la fonte di quell’energia invisibile che fa muovere tutto nella Chiesa. Questa verità è fondata sul  grande mistero della comunione dei santi.
  Tutti i cristiani sono legati e uniti in Cristo come membra di un solo corpo. In questo mistico Corpo si attua, come da una cellula all’altra del corpo umano, un mirabile e invisibile scambio di vita, cioè di grazia. La santità, come il peccato, non sono mai fatti isolati: un’anima che si santifica e si eleva, santifica ed eleva con sé tutto il Corpo mistico; compie dunque un apostolato invisibile e silenzioso.
  Ecco la grande gioia dell’eremita: sapersi utile alla Chiesa, portare frutto in Cristo e glorificare il Padre secondo la parola di Gesù: Io sono la vite, voi i tralci. Chi rimane in me e io in lui, fa molto frutto perché senza di me non potete far nulla. In questo il Padre mio è glorificato: che portiate molto frutto e diventiate miei discepoli”[13].


91  -   ALLARGARE  GLI  ORIZZONTI  DELLA  CARITÀ

“Sia in tutti una gara a faticare assiduamente per fare del bene alle anime. Sentiamo, o fratelli, il grido angoscioso di tanti nostri fratelli, che soffrono e anelano a Cristo”[14].
 L’eremita ha lasciato il mondo ma non si disinteressa del mondo. Egli è chiamato a compiere un autentico apostolato di salvezza per i fratelli, apostolato del tutto interiore di preghiera e di penitenza. Egli deve coltivare in sé la coscienza del tremendo mistero di comunione, per cui la salvezza di molti dipende dalle preghiere e dai sacrifici volontari intrapresi, a questo scopo, dalle membra del Corpo mistico.
     Per stimolare l’impegno di questo intenso apostolato interiore i nostri eremiti saranno informati abitualmente sulla vita della Chiesa, della Diocesi e della Congregazione e sui principali avvenimenti del mondo, perché anche la loro preghiera si allarghi su orizzonti più vasti e abbracci le necessità e le urgenze della Chiesa e dell’umanità.
  Nessuno può definire e limitare gli orizzonti dell’irradiazione della Grazia divina, specialmente quando si è impossessata di una persona e c’è, alla base, una vita tutta donata al Signore.

92  -  L ’ EVANGELIZZAZIONE :  IMPEGNO  DI  TUTTI
 
  La loro consacrazione religiosa li rende presenti agli uomini e al mondo «in un modo più profondo, nella tenerezza di Cristo»[15]. Il contemplativo è unito a tutti perché unito a Cristo, perché porta in cuore l’adorazione, il ringraziamento, la lode, le angosce e la sofferenza dei suoi contemporanei. E’ unito a tutti perché Dio lo chiama in un luogo appartato, dove rivela all’uomo i suoi segreti”[16].
  “Chi ama Dio, Padre di tutti, non può non amare i suoi simili, nei quali riconosce altrettanti fratelli e sorelle. Proprio per questo egli non può restare indifferente di fronte alla constatazione che molti di loro non conoscono la piena manifestazione dell’amore di Dio in Cristo.
  Le persone consacrate infatti, hanno il compito di rendere presente anche tra i non cristiani il Cristo casto, povero, obbediente, orante e missionario. E’ uno slancio avvertito da tutti, dai membri degli istituti di vita contemplativa e di vita attiva”[17].   

93  -   LA  VITA  NASCOSTA  CON  CRISTO   IN   DIO
 
   Qualora la chiesa dell’eremo sia aperta al pubblico, gli eremiti si presteranno generosamente per l'animazione del servizio liturgico e per il decoro e la pulizia del tempio.
 Daranno il loro contributo volentieri e non di mala voglia, anche in occasione di eventuali feste patronali della loro chiesa o di grandi concentrazioni di fedeli. Non devono appartarsi, né devono vivere queste circostanze con rammarico, come un momento increscioso, considerandole contrarie al loro carisma.
 Si presteranno invece, con serenità e sollecitudine, contenti di poter aiutare i fedeli a pregare e a partecipare più intensamente alle sacre celebrazioni, pronti a tornare nel silenzio e nel raccoglimento per riprendere il ritmo della loro vita quotidiana, tutta nascosta con Cristo in Dio”[18]convinti di non aver interrotto la loro intima unione con il Signore per essersi donati e prodigati per i fratelli assetati di Dio.

94  -   CONTEMPLAZIONE  E  APOSTOLATO
  
  Le comunità religiose, soprattutto quelle contemplative, pur conservando ovviamente la fedeltà al proprio spirito,[19] offrono agli uomini del nostro tempo opportuni aiuti per la preghiera e per la vita spirituale, in modo che esse possano rispondere alla pressante necessità, oggi più attentamente sentita, di meditazione e di approfondimento della fede. Diano anche l’occasione e la comodità di poter partecipare convenientemente alle loro stesse azioni liturgiche”.[20]
 Nella loro stessa casa gli eremiti potranno trovare occasioni di apostolato diretto, a contatto con visitatori occasionali o con ospiti desiderosi di condividere qualche giorno di ritiro, testimoniando, consolando, consigliando. L’accoglienza degli ospiti avviene nell’apposita foresteria, secondo le norme stabilite in questo regolamento[21].
  L’apostolato degli eremiti avviene dall’eremo e mediante l’eremo, per irradiazione. Perciò, per quanto grande sia la necessità dell’apostolato attivo, non siano distolti in forma abituale dalla loro vita regolare. I sacerdoti eremiti, solo sporadicamente, possono essere chiamati a prestare l’aiuto della loro opera, al fine di non privare i fedeli della celebrazione eucaristia.[22]

95  -  EQUILIBRIO  NELLA  FORMA ,  CONTINUITÀ  NELLO STILE   
  
  Don Orione ha posto la sede dei suoi eremi in luoghi già aperti al culto, ed egli stesso ha incrementato l'afflusso e la devozione dei pellegrini.[23] Spesso inviava all'eremo persone bisognose di pace e di riconciliarsi con Dio, per trascorrervi un tempo di serenità e di quiete, e le affidava alle sollecite attenzioni degli eremiti.
  “La miglior carità che si può fare ad un’anima è di darle Gesù! E la più dolce consolazione che possiamo dare a Gesù è di dargli il possesso di un’anima”.[24]
   L’identità dell’eremo di don Orione non è necessariamente in contrasto con l'ospitalità e con l’attività pastorale, eventualmente legata alla particolare situazione di un eremo.
  È compito delicato e necessario del superiore, insieme ai confratelli, trovare l’equilibrio tra le due realtà, in modo da armonizzare lo zelo pastorale con la finalità carismatica dell’eremo.
   Né l’attività pastorale, né il servizio dell’accoglienza devono impedire la vita contemplativa. Ma né la rigidità di questa deve annullare l’apertura voluta da Don Orione per i suoi eremi.

96  -  UN  VERO  MODELLO :  FRATE  AVE  MARIA

  La stessa corrispondenza epistolare, quando non è pura convenienza o frivola perdita di tempo, può trasformarsi per un religioso zelante, in autentica opera di apostolato, come ha insegnato l’umile e intensa vita di Frate Ave Maria.
   Per ora basta, cara mamma, perché ho molto da pregare e ho  pur molti a cui rispondere. E devo rispondere promettendo preghiere, e devo molto pregare per mantenere tutte le mie promesse e, dopo aver fatto tutto quel poco che mi è possibile, devo ancora fare quello che mi comanda Gesù benedetto, che è comando divinamente sapiente e misericordiosamente benevolo: riconoscermi, ricordarmi che sono un servo inutile, che di mio, anche nelle opere che nonostante la mia indocilità, riesce ad operare il Signore in me e per mezzo mio, non c’è che il difetto, non c’è che quello che è d’ostacolo alle opere del buon Dio”.[25]

97  -  LA  LUMINOSA  NOTTE  DI  UN  CIECO !

  “Dicono che sono cieco. Ma io affermo, con tanta compassione per gli altri: «Io non sono veramente cieco. I veri ciechi sono quelli che guidano alla perdizione le anime; i veri ciechi sono quelli che non vedono Gesù, e Gesù si vede con la luce della fede!».
  Eppure,  essendo cieco, quanta luce! Eppure, essendo sordo, quanta armonia!.. Eppure, avendo una voce rauca, con la quale mi faccio a stento intendere dai miei simili, che gioia parlare di tutti al Creatore, implorando per tutti la sua misericordia!
  Ah, come è bello e santo, per chi non ha da fare tantissime cose, per chi, come me, non sa fare altro, vivere nella solitudine, ubbidendo al divino Comandamento: “Ama Iddio con tutte le forze e il prossimo come te stesso”. Come è bello pregare per la perseveranza dei buoni e per il ravvedimento dei cattivi! Come è bello pregare con Gesù per i suoi crocifissori di ogni tempo: ”Padre, perdonali! Non sanno quello che fanno!”.[26]
L’apostolato abituale di Frate Ave Maria è consistito nel rendersi disponibile per accogliere, ascoltare e confortare quanti venivano a lui. Era capace di parlare di Dio e di avvicinarli a Lui, di infondere fiducia e gioia, e tutti accompagnava con la preghiera. Il suo gran pregare ha sintetizzato tutta la sua vita!
“Questo è il mio ufficio; non so fare altro che stare in ginocchio davanti a Gesù e a Maria. Parlo a Gesù delle anime o parlo alle anime di Gesù. So che il Signore non mi vuole né predicatore né scrittore, ma con le mani giunte e davanti a Lui. Pregherò, dunque, molto”.[27]  

98  -  L’APOSTOLATO  DELLA  GIOIA

  “Tu hai convertito in luce le mie tenebre ed in gioia la mia tristezza; e la mia luce e la mia gioia Tu solo sei, o Gesù!”.[28] “Vedete, io sono il più ignorante di tutti gli uomini della terra. Tutti sanno molte cose, ed io una cosa sola: so soltanto essere felice! Tutti posseggono più oggetti; io invece non posseggo che una cosa: la vera felicità! Io altro desiderio non ho, se non di adempiere sempre ed ovunque la santissima volontà di Dio.
  Questo cieco, questo ammalato è felice di una felicità non egoista; perché piange per la infelicità altrui e prega il suo Dio e la sua Madre celeste, affinché il numero degli infelici sia ridotto a più pochi che è possibile..."[29].  
     Frate Ave Maria ha fatto della gioia l’espressione tipica che caratterizzava il suo apostolato. Don Orione diceva di lui: “Quanto dobbiamo io e voi imparare da questo servo di Dio che ci invita ad elevare un inno di ringraziamento alla Provvidenza di dio che tutto dispone per il nostro bene. Finché la povera Congregazione dei Figli della divina Provvidenza, avrà di questi figli, avrà sempre la sua ragione di esistere a gloria di Dio!”.[30] Frate Ave Maria è stato un vero contemplativo e autentico eremita orionino. Il suo messaggio rimane un luminoso modello per tutti gli eremiti.



99  -                                 ALCUNE  INDICAZIONI  SULL’OSPITALITA’


1.       Conviene distinguere bene le tre categorie di persone che possono esser presenti nell’eremo: la comunità degli eremiti (con il suo spirito e il suo ritmo); gli ospiti (religiosi o laici, singoli o gruppi, per un breve periodo accanto alla comunità); e i visitatori (di passaggio, con vari interessi, turisti). Gli spazi e le relazioni con gli eremiti devono essere diversificati.
2.       Nell’eremo non devono far vita comune con gli eremiti per un tempo prolungato, persone estranee alla vita religiosa. “Si deve cominciare una vita di orazione, di silenzio, di preghiera, di mortificazione e non dovete essere turbati da elementi estranei e strani”.[31]
3.       A scopo vocazionale si permette che qualche persona di retta intenzione faccia vita comune con gli eremiti. In questo caso, l'accoglienza fraterna e premurosa e il dialogo cordiale saranno la migliore testimonianza.
4.       L'eremo accoglie nella foresteria per breve durata (una settimana circa) persone desiderose di approfondire la propria fede nel raccoglimento, nella riflessione e nella preghiera.
5.       Nell’eremo ci sia un parlatorio in cui ricevere con discrezione la gente, siano visitatori o parrocchiani, e non si permetta l’ingresso di estranei negli ambienti della comunità.
6.       Anche quando sono impegnati con ospiti, amici e visitatori occasionali, gli eremiti daranno buona testimonianza con il loro comportamento raccolto e spontaneo e rimanendo fedeli agli orari della comunità. In casi particolari, per la dispensa dalla partecipazione agli atti comuni si ottenga l'autorizzazione dal superiore o, per lo meno, gli si comunichi il motivo dell’assenza.
7.       I visitatori anche solo di passaggio vanno considerati come fratelli di Cristo e l’incontrarli, come una opportunità pastorale di irradiazione di bene, così come è voluto oggi dalla Chiesa.
8.       I confratelli e i parenti partecipano alla mensa della comunità. Occasionalmente, a giudizio del superiore, possono esservi ammessi anche altri ospiti. Le altre persone sono servite ordinariamente nella foresteria.
9.       Quando ci sono degli invitati a tavola si può dispensare dal silenzio, in tutto o in parte, a giudizio del superiore. E’ bene che anche gli ospiti sperimentino qualcosa della vita interna dell’eremo.
10.   Si faccia selezione dei gruppi che chiedono di venire all’eremo. Si favoriscano quelli che dimostrano sensibilità e rispetto per l'identità del luogo.
11.   Si deve essere sempre affabili e pieni di cortesia coi visitatori, anche solo di passaggio. Non si permetta ad essi la libera circolazione nei locali riservati alla comunità; siano eventualmente accompagnati.
12.   Nei giorni festivi e quando le circostanze lo richiedano, ci sia un incaricato per accogliere e dire una buona parola, rispondere alle richieste, dare qualche informazione di storia, di arte e di vita dell’eremo, fare presenza ecc.
13.   Si assicuri una equilibrata e periodica rotazione, tenendo conto delle capacità di ciascuno, nei vari uffici della casa e in questi tre compiti: portineria, addetto ai visitatori, addetto alla foresteria.
14.   Siano allestiti dei cartelli sulle strade principali di accesso all’eremo con l’orario di visita, e lo si comunichi alle agenzie di turismo della zona. Se ciò può incrementare le visite, garantisce anche un certo ordine e favorisce il rispetto per il luogo sacro.


100  -     IL  REGOLAMENTO
  
  Diversi articoli del presente regolamento contengono indicazioni pratiche e norme che toccano la vita dell’eremo. Sono stati approvati dalla suprema autorità della Congregazione.[32] Pertanto, non si introducano arbitrariamente innovazioni che cambino o intacchino la fisionomia orionina dell'eremo.
  Essa non è soggetta alla libera interpretazione di ogni nuovo arrivato per adattarla ad altri stili di vita. Eventuali modifiche saranno approvate dalla competente autorità.
   L’interpretazione e l’applicazione pratica della normativa qui contenuta, spettano al superiore dell’eremo, in stretta sintonia con i superiori della Congregazione.



101  -    UNO  SGUARDO  AL  FUTURO

  Come le piante d’una medesima specie assumono svariate forme, conservando l’identità comune, così gli eremi che la Provvidenza vorrà suscitare in futuro, potranno avere peculiarità proprie, in armonia coi luoghi e coi tempi, ma conserveranno la stessa fisionomia carismatica.
   Il presente lavoro di rielaborazione non pretende concludere definitivamente il discorso sulla  nostra famiglia eremitica, né impedirne nuovi sviluppi.
    L’eremo più volte è stato paragonato ad una pianta: finora non è rigoglioso nella sua fioritura, però si mostra assai tenace nella sua resistenza e soprattutto, nella capacità di produrre frutti eccellenti di santità da Fra Romualdo a Fra Igino e specialmente a Frate Ave Maria e, con la grazia di Dio, si spera che la serie possa continuare con rinnovato vigore.



NELLA VITA QUOTIDIANA


Si segnalano qui alcune attività che possono aiutare a mantenere vivo il fervore dell’apostolato.
    Sono talvolta i piccoli gesti compiuti con amore, verso una persona che ha bussato all’eremo, che possono segnare l’inizio del suo ritorno a Dio,

1.              Curare la corrispondenza personale con quanti chiedono consigli e preghiere e coi benefattori dell’eremo e della Congregazione.
2.              Parlare con entusiasmo ai visitatori e ai pellegrini, facendo conoscere la vita e la spiritualità dell’eremo e dei nostri santi.
3.              Saper “perdere il tempo” sapientemente con i visitatori occasionali, specie quando dimostrano interesse o sete di Dio e della verità; si faccia questo con un cuore grande, pur nel rispetto dell’orario della comunità.
4.              Trattare con amabilità e pazienza tutte le persone che bussano all’eremo. Che nessuno si allontani disgustato per non essere stato atteso o non aver ricevuto ascolto. L’ora di Dio non sempre coincide con la nostra.
5.              Nella conversazione con gli ospiti e i visitatori, si crei uno spazio per una breve orazione per le loro stesse intenzioni. E pur parlando d’arte e di storia si introduca un pensiero spirituale.
6.              Si mostri interesse e attenzione per quanto gli altri confidano e sta loro a cuore: preoccupazioni, situazioni delicate di famiglia, problemi, intenzioni…e si prometta loro una preghiera.
7.              Pregare davvero, individualmente e in comunità, per quanti si raccomandano alle preghiere degli eremiti.
8.              Si sia molto prudenti nel dare consigli, specie su temi delicati e di non facile soluzione. In questi casi, è preferibile orientare le persone a dialogare con il sacerdote, piuttosto che correre il rischio di  nuocere a un’anima, per la propria  presunzione.
9.              Prestarsi con generosità ad animare le celebrazioni, aiutando i fedeli a pregare, pregando e cantando con loro.
10.          Secondo le concrete possibilità dell’eremo, specialmente nei tempi forti liturgici, per il pio esercizio della Via Crucis, o in occasione del mese mariano, delle novene dell’Immacolata e del Natale, si adatti l’orario in modo da favorire la partecipazione di eventuali fedeli.
11.           Offrirsi spontaneamente a pulire la chiesa, in spirito di fede, per il decoro della dimora di Dio tra gli uomini.
12.          Curare la distribuzione di libri di spiritualità, della Bibbia, di oggetti di devozione e la divulgazione di foglietti vocazionali e di sussidi formativi. Che tutti portino qualche ricordo dall’eremo.
13.          I sacerdoti membri della comunità, qualora le circostanze lo richiedano, potranno prestare il loro servizio ministeriale nelle parrocchie più vicine, nei giorni di festa e sempre in dipendenza dal superiore.






DAI BIGLIETTINI DEPOSTI NELLA CAMERA DI FRATE AVE MARIA….



Caro Frate Ave Maria, dopo tanto tempo che non vengo più a trovarti, le disgrazie accadute nella mia famiglia mi hanno un po allontanato da te e dalla luce del Padre, ti prego dammi la forza di ritrovare la pace dell’anima , grazie

Anche noi come tanti altri, siamo giunti a te. Non pensiamo che sia solamente un caso, perciò una preghiera e dacci la salute e la pace nel mondo.

Ho tante cose da chiederti e so di non meritarle, ma tu che vedi nei nostri cuori sai di che cosa abbiamo bisogno, grazie!

Frate Ave Maria, quello che ti chiedo è che ritorni a risplendere la pace nel mondo, e nelle famiglia. Le mie richieste personali diventano banali quando fuori vi sono famiglie e popoli in guerra tra di loro. Che le mie e le tue preghiere possano far discendere lo Spirito Santo  su tutti i potenti della Terra e una volta ristabilita la pace, il mio cuore sarà lieto di chiederti delle grazie personali.

Grazie Frate Ave Maria, tornare a S. Alberto è rivivere nella pace, nel silenzio, nella meditazione che qui risiede..


Caro Frate Ave Maria, grazie di tutta la tua benevolenza, grazie della forza, della speranza e del sostegnoche mi hai sempre concesso, ti prego di proteggere e guidare le mie figlie, in questo nuovo percorso di vita.

Aiutaci ad affrontare le difficoltà della vita, a trovare un lavoro in questo momento tanto precario, facciamo fatica ad andare avanti io e la mia famiglia…grazie.


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NOTIZIE DI CASA

MAGGIO 2011:
Apriamo questo bel mese di Maria  raccomandando proprio a Lei l’anima del caro don Sandro Tanzi,della nostra diocesi di Tortona AL,  tornato al Padre alla fine di questo mese. Un caro sacerdote sempre sorridente e disponibile, da anni si prestava come confessore per i nostri ritiri mensili al centro di Spiritualità di Montebello della Battaglia PV, e abbiamo potuto apprezzare le sue doti di buon pastore..!! Sempre con una parola buona, di stima e di fiducia, ricordava Frate Ave Maria, e il nostro eremo con un certo fascino spirituale e ci diceva sempre… “anche alcuni miei parrocchiani e conoscenti vengono a S. Alberto e tornano sempre a casa più sereni”… e ci ha sempre ringraziato e incoraggiato per quel poco di bene che riusciamo a fare, tante volte nel silenzio e nel raccogliemto aspetto caratteristico della nostra vita contemplativa.

Domenica 1: bella giornata accompagnata da diverse visite e segnaliamo il gruppo da Genova che si sono uniti alla S. Messa delle ore 10, un gruppo da Pietra Ligure, Savona e Pogli, paese natale di Frate Ave Maria, e ancora un pulman da Lucca.

Lunedì 2: un pulman da Monticello D’Alba CN.

Mercoledì 4: Trascorre con noi alcune orette il Superiore Generale don Flavio Peloso e insieme a pranzo arrivano anche il confratello don Luigi Brazzalotto e don Fernando Bustamante.
Sul mezzogiorno anche un pulman da Rimini.

5 Maggio: E’ con noi don  Daniel Ruiz, nostro confratello dall’Argentina che si fermerà alcuni giorni.
Don Eugenio Negro da San Carlo Borromeo Pv, ha celebrato la S. Messa con un gruppo.

Lunedì 9: Una bella scolaresca da Cusago MI

Giovedì 12: Un pulman da San Zenone Verona con il loro parroco hanno celebrato la S.  Messa alle ore 10.30

Venerdì 13: Don Valentino da Salice Terme PV con i giovani della Prima Comunione per un momento di ritiro e Confessione. A Pavia nella nostra parrocchia di San Luigi Orione il funerale di Don Giorgio Ancelliero, superiore e parrocco anche qui a S. Alberto quasi una ventina d’anni fa.

Lunedì 16: Solennità di San Luigi Orione nostro Padre Fondatore. Ci rechiamo al Santuario – Basilica Madonna della Guardia in Tortona AL per la solenne celebrazione eucaristica presieduta dal Cardinal Josè Martinez Saraiva, e il Vescovo Martino Canessa della diocesi di Tortona, Mons. Andrea Gemma Vescovo Orionino, il Superiore Generale e le Autorità Civili

Mercoledì 18: I ragazzi della Scuola Media Leopardi di Milano in visita nella mattinata, e nel pomeriggio Associazione Ex Combattenti e Reduci sempre da Milano.

Venerdì 20: Scuola Elementare di Maria Ausuliatrice,  Pavia.

Sabato 21: alle ore 18 Celebrano la S. Messa un bel gruppo dei Cavalieri del Santo Sepolcro provenienti da varie parti del Nord Italia.

Domenica 22: da Manerbio – BS un gruppo Ex Combattenti nella mattinata. Da Magenta MI un pulman di ragazzi della terza media.  

Mercoledì 25: sono giornate di intenso lavoro al mattino presto per raccogliere il nuovo miele di acacia e che vede impegnati diversi fratelli della comunità.

Giovedì 26: da Pontecurone AL paese natale di San Luigi Orione, accogliamo il parroco don Paolo  con un gruppetto di Cresimandi.
 Da  Binasco PV un gruppo di Ex Combattenti, e fra Luigi ha celebrato con loro la S. Messa.

Venerdì 27: un pulman da Parma.

Sabato 28: Un bel gruppo del Movimento Laicale Orionino ( MLO) da Selargius CA, con don Giampiero Congiu. Un pulman da Ronco Scrivia GE,  un gruppo “emeriti”di dirigenti, ingegneri, dipendenti e quindi Soci  dell’Autostrada Serravalle – Milano un tratto della A21,  hanno celebrato la S. Messa alle ore 11 con fra Luigi.

Domenica 29: per la S. Messa delle ore 10, sono venuti dal paese natale di Frate Ave Maria, Pogli d’Ortovero SV. Nel pomeriggio don Marco da Casorate Primo PV.

GIUGNO.

Giovedì 2: Parrocchia Cristo Re da Genova.

Domenica 5: giornata di pioggia e temporali! Tra l’altro nella mattinata è passata la volpe nel pollaio facendo strage……

Giovedì 9: da Padova un bel gruppo dell’Universaità della terza età!

Domenica 12: Don Paolo Clerici accompagna i membri del Movimento Laicale Orionino provenienti da Bergamo e Milano con Don Dorino Zordan. Un gruppo da Garlasco PV, e dalla Brianza.
Ancora nella mattinata un gruppo da Genova tutti coscritti di anni 80 hanno celebrato la S. Messa.

Venerdì 17: da San Genesio ed Uniti  PV,un bel gruppo di ragazzi del centro estivo.

Sabato 18: alle ore 8.30 la benedizione per la partenza della Fiaccola dell’Oratorio San Luigi di Marnate VA.

Domenica 19:Nell’aria un buon profumo di castagno e tiglio, in piena fioritura e il ronzio della api dà un tono caratteristico al silenzio della vallata, verde e ridente. Un pulman da Gallarate e da Cassano- Magnago VA.

LUGLIO.

Sabato 2:  Sono arrivate le nostre ospiti del Piccolo Cottolengo di Milano con don Agostino Casarin e Maria Esposito, sono le nonne più “arzille” che possono permettersi qualche giorno di pace e serenità presso di noi.
La più anziana del gruppo questa volta è Cesarina di 92 anni, poi c’è Vanda, Rosa, Maria…

Venerdì 15 : in questi giorni è stato presente tra noi don Flavio, Superiore Generale e ci ha  presentato la nuova nomina di parroco e superiore nella persona di don Vincenzo Marchetti, attualmente direttore del Centro di Spiritualità di Montebello della Battaglia PV.

Sabato 16: Una bella serata : “ La musica dell’anima”, con Giorgio Trocco tenore; Livia Hagiu al violino; Andrea Albertini pianoforte. Voci recitanti; Francesco Parise, Maria Paola Bidone. In pratica è stata una meditazione sulla Passione di Cristo, e li ringraziamo per questo bel momento di elevazione dell’anima nella suggestiva cornice della nostra abbazia.

Domenica 24; E’ tra noi il Padre Provinciale don Pierangelo Ondei per una settimana di Esercizi Spirituali, noi lo accompagnamo con il nostro fraterno silenzio e preghiera.

Sabato 26; Nel “Rifugio”, accogliamo un gruppetto di Scaut che da Ponte Nizza sono saliti in bicicletta, ma aimè, un temporale in agguato ha regalato loro una bella doccia….

Domenica 31: Ci fa visita Mons. Eugenio Sbarbaro, Arcivescovo titolare di Tiddi, Pro-Nunzio Apostolico in Zambia ed in Malawi. Era stato ordinato sacerdote dal nostro Vescovo Orionino Mons. Angelo Zambarbieri e 51° anni fa proprio qui ebbe la gioia di incontrare Frate Ave Maria.

AGOSTO.

Mercoledì 3; dalla Polonia  è arrivato Fratel Pawel Urbaniski, che trascorrerà con noi questo mese di agosto, facendo esperienza della nostra vita.

Domenica 7:  due pulman, da Palazzolo – MI, con il loro parroco.

Lunedì 15: E’ sempre questa, una bella ricorrenza in onore di Maria Assunta in cielo, e che vede qui buona affluenza di visitatori, fedeli, e amici. 

Martedì 16: E per un anno circa accogliamo frei Cruz della nostra comunità dell’eremo in Brasile…

Sabato 20: Oggi la chiesa ricorda san Bernardo, e noi come voleva don Orione al termine del giorno recitando Compieta alla fine preghiamo l’antica antifona mariana del “ Ricordati o piissima Vergine Maria…” attribuita a questo santo.

Lunedì 22: La Madre Generale Suor Maria Mabel Spagnuolo, con le Suore “ giubilandi” hanno trascorso una giornata di preghiera e svago. Siamo sempre molto lieti di accogliere le nostre Suore e manifestiamo loro tutto il nostro grazie.

Domenica 28: Accogliamo un gruppo dal Centro Anziani di Torricella Verzate PV, per una giornata di distensione e spiritualità che da anni tradizionalmente svolgono sempre ben volentieri in questa oasi di pace..

Lunedì 29: Giornata trascorsa aTortona AL, per la Solennità della Madonna della Guardia e nell’80° anniversario della fondazione del Santuario- Basilica voluto da San Luigi Orione. E non dimentichiamo il carissimo don Perlo Clemente che proprio oggi ha compiuto le sue 97 primavere… ancora arzillo come un giovanetto ha concelebrato alla Solenne Cerimonia presieduta dal Cardinal Elio Sgreccia, da Mons Vescovo Martino Canessa, e dai nostri due Vescovi Orionini Mons. Andrea Gemma e Mons. Adolfo Uriona.

Mercoledì 31; ci sentiamo onorati per ospitare qui tutto il Consiglio Generale e il Superiore Generale, fino al giorno della festa di S. Alberto che sarà il 4 settembre.


SETTEMBRE:

Domenica 4: Vestizione di Fra Alejandro.
In questo stesso giorno è anche la festa patronale di S. Alberto morto il 5 settembre 1073.
 Il tempo non del tutto bello, ha permesso ugualmente la  tradizionale processione al pomeriggio fin giù alla grotta. Infatti la pioggia caduta nella mattinata fino al primo pomeriggio si è fermata per poi riprendere ancor dopo cena…

Martedì 6: accogliamo Don Vincenzo Marchetti nella sua nuova veste di Superiore e Parroco! A lui il nostro migliore augurio e con lui speriamo di poter ancora fare molto  e bene nella bella realtà di S. Alberto che stava  tanto a cuore a don Orione.

Mercoledì 14:  Gli anziani della Casa di Riposo di Godiasco PV, in visita e pranzo al sacco nel bel vialetto attrezzato di tavoli e panche.

Venerdì 16: dopo pranzo don Vincenzo con un gruppetto di parrocchiani di S. Alberto e alcuni amici salgono in pellegrinaggio al santuario della Madonna al Monte Penice PC.

Sabato 17: Pellegrinaggio da Pogli d’Ortovero SV accompagnati dal Diacono don Giancarlo Ferrari.

Domenica 18: da Varallo e Pombio- NO, gruppo giovani Oratorio Sacro Cuore, accompagnati da don Sabino.

Domenica 25: E’ la volta della Confraternita del Salame, provenienti da diverse Regioni d’Italia e una rappresentanza anche dalla Francia. Don Vincenzo ha Celebrato con loro la S. Messa sul sagrato della chiesa.
Un pulman da Motta Visconti MI e ancora nel pomeriggio un pulman dalle parti di Torino e un altro da Bergamo. Un gruppo anche da Santo Stefano Ticino PV.

Lunedì 26: Ci fa visita il nostro confratello don Mariani Romolo, da anni in Brasile e ora per una breve sosta in Italia.

Mercoledì 28: E’ passato il caro confratello don Agostino Casarin dal Piccolo Cottolengo di don Orione in Milano con due amici Giorgio e Mina.

Giovedì 29: Nella nostra chiesa celebriamo il funerale di Maria di anni 99, mamma di Renato Gerosa.

OTTOBRE.
In questo mese  è tornato al Padre Mons. Marini Martino, originario di Val di Nizza PV della classe 1926.
Per lungo tempo era stato parroco a Pometo, negli anni novanta si era trasferito a Bobbio ed aveva ricoperto l’incarico  di vicario pastorale di zona, con un’attenzione del tutto particolare per gli ammalati. Dal 1997 Canonico della concattredale di Bobbio, ove si è svolto il funerale celebrato dal Vescovo Mons. Gianni Ambrosio. Lo vogliamo ricordare con affetto e stima perché più volte si è recato all’eremo parlandoci con un certo senso di orgoglio per aver conosciuto nella sua infanzia ,  Frate Ave Maria e poi come parlandoci sottovoce ci sussurrava che gli disse: “.. da grande tu sarai Sacerdote.”… 

Sabato 1: un pulman da Vigevano, un gruppetto di Australiani, un gruppo di giovani da Lodi per raccogliere le prime castagne che quest’anno non sono molto belle e sane. Nel pomeriggio l’Istituto Italiano Dei Castelli, della sezione Lombardia.

Domenica 2:  Un pulman da Gallarate, e da Novara, e molte macchine sparse quà e là!

Martedì 4: un pulman da Borgaretto- TO Parrocchia S. Anna. Nel pomeriggio un pulman dalla Svizzera Tedesca.

Giovedì 6: un gruppo da Chiuduno - BG. E un’altro gruppo di anziani da Pavia hanno recitato le Lodi e visitato l’abbazia.

Sabato 8: Un pulman da Cesate – MI, e da Busto Arsizio VA.

Mercoledì 12: ci visita il nostro confratello don Enrico Zardoni da molti anni in Brasile, con un gruppetto di amici di Seregno- MI.
Giovedì 13: segnaliamo un pulman da Milano.

Sabato 15: Da Landriano PV con don Alberto, giovane e novello sacerdote al quale facciamo i nostri migliori auguri, per essere sacerdote secondo il Cuore di Cristo!
Quattro pulman di un unico gruppo da Cesano Boscone MI.

Domenica 16: Gruppo del Touring Club da Milano e Lodi  e poi da Parona PV, parrocchia S Pietro Apostolo.

Martedì 18: Gli alunni del Liceo Cairoli di Pavia, dopo aver visitato l’antica Rocca di Oramala hanno sostato all’eremo per una visita accompagnati da fra Ivan.

Domenica 23: Oratorio della Parrocchia B.V. Maria di Vigevano PV.


Mercoledì 5 Novembre.

 Ricordiamo e ringraziamo per la bella iniziativa svoltasi a Pogli di Ortovero SV il giorno 5 novembre,  nella chiesa parrocchiale di Santo Stefano: Canti e meditazioni nel ricordo di Frate Ave Maria. “ Dalle tenebre alla luce, dalla tristezza alla gioia”! Canti eseguiti dalla Corale san Michele Arcangelo di Albenga, testi e meditazioni a cura di don Arcangelo Campagna dell’Opera di Don Orione.
 PENSIERI DI FRA SERENO

Caro Gesù Bambino,
in ogni alfabeto del mondo è possibile scrivere i doni che vorrei ricevere e gli auguri che vorrei fare…. Alfabeto dei deideri; 
Questo Natale vorrei:
A… Regalare agli anziani la gioia di una carezza e la dolcezza di un sorriso…
B…Far trovare ai bimbi soli una famiglia che offra un nido in cui scaldarsi…
C… Bruciare nella comunione il freddo dell’individualismo…
D… Insegnare la dolcezza ispirando la carità…  ( S. Agostino).
E… Ricordare a tutti che “ ogni  momento dell’esistenza è un dono di Dio”. ( K. Wojtyla.)
F…Far presente a tutti che “ abbiamo forza sufficiente per sopportare i mali altrui”.
G… Rivelare a ognuno che la “ gioia la si può trovare solo nel proprio cuore”. ( Tagore).
H… Hi! Hi! Hi!...Donare una risata per ogni momento triste…
I… Insegnare a tutti il modo di amare e di donare se stessi per costruire un mondo migliore…
L… Essere, una piccola luce nel buio del mondo
M… Portare ai malati la speranza di un nuovo giorno da vivere…
N…Riempire con la fede quel senso di nulla in cui spesso cadiamo…
O… Donare un po’ di ottimismo a tutti, perché senza entusiasmo non si è mai compiuto niente di grande…
P… Riempire un po del nostro tempo con la preghiera e meno parole inutili…
Q…Rammentare a tutti che il perdono è la qualità del coraggioso non del codardo…( Gandhi).
R…Rivelare ai ricchi la gioia di donare….
S… Portare un po’ di sollievo, il sollievo della fede, però, non quello falso della rassegnazione, o peggio, della             disperazione, a tutte le persone che soffrono…
T…Alleviare la tristezza, il pianto  e la sofferenza di quanti si sentono soli…
U… Rispolverare l’insegnameto di Gesù di donare, con umiltà, e semplicità  perché nel Suo Regno non conta           lo scambio, ma la gratuità dei rapporti…
V… Riscoprire il valore delle piccole cose….
Z… Ringraziare tutti voi per lo zelo con cui sostenete e regalate a molti il sollievo della speranza…






SIGNIFICATO DELLA CANDELA VOTIVA…

Una candela, da sola non prega,
ma Tu, Signore,
gradisci questo piccolo lume
che io accendo col cuore.
Lo lascio nel ricordo
del Cero della Fede
acceso nel giorno del mio Battesimo.
Sia la Ta Luce
che illumina le mie difficoltà
e le mie decisioni.
Sia il Tuo Fuoco che brucia in me
orgoglio ed egoismo.
Sia la Tua Fiamma
che mi riscalda il cuore
e mi insegna ad amare.
Maria, Madre mia,
non potrò restare a lungo qui,
nella tua casa, nella tua Chiesa..
se non con il desiderio e il mio cuore.
Lasciando consumare questo lumino
è un po di me stesso
che Ti voglio donare
perché prolunghi questa preghiera
per tutta la mia vita….


Da : “El valioso tiempo de los maduros” ( Il prezioso tempo dei maturi )
Messaggio del poeta Brasiliano:  Mario de Andrade

Per leggere e riflettere

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GOLOSINAS – ( DOLCETTI )

Ho contato i miei anni e ho scoperto
che ho meno tempo per vivere da qui in avanti,
di quello che ho vissuto fino ad ora.

Mi sento come quel bambino
che vinse un pacchetto di dolcetti:
i primi li mangiò con piacere ma,
quando capi che ne rimanevano pochi,
iniziò ad assaporarle profondamente.

Non ho più tempo
per riunioni interminabili
dove si discutono statuti, norme, procedimenti
e regolamenti interni, sapendo che non si arriverà a niente.

Non ho più tempo
per sopportare persone assurde che,
al di la della loro età cronologica, non sono cresciute.

Non ho più tempo
per combattere le mediocrità.
Non voglio stare in riunioni
dove sfilano ego gonfiati.
Non tollero i manipolatori ne chi ne vuol trarre vantaggio.

Mi infastidiscono gli invidiosi,
che cercano di screditare
i più capaci, per appropriarsi dei loro posti,
talenti e raggiungimenti.

Detesto, si sono testimone,
dei difetti che genera la lotta per un maestoso carico.
Le persone non discutono i contenuti,
solo i titoli.

Il mio tempo è scarso per discutere dei titoli.
Voglio l’essenza, la mia anima ha fretta.
Senza molti dolcetti nel sacchetto ….



Voglio vivere accanto a gente umana, molto umana.
Che sappia ridere dei propri errori.
Che non si riempia dei propri trionfi.
Che non si consideri eletta prima del momento.
Che non fugga dalle sue responsabilità.
Che difenda la dignità umana
E che desideri solamente andare a fianco della verità e l’onore

L’essenziale è ciò che fa che la vita valga la pena.
Voglio circondarmi di gente
che sappia toccare il cuore delle persone.

Gente alle quali i colpi duri della vita
ha insegnato a crescere
con dolci tocchi nell’anima

Si …. ho fretta di vivere con l’intensità
che solo la maturità può dare

Non voglio sprecare nessuno dei dolcetti che mi rimangono.
Sono sicuro che saranno più squisiti di quelli che ho mangiato finora.

La mia meta è quella di arrivare soddisfatto alla fine
e in pace con i miei cari e con la mia coscienza.
Spero che la tua sia la stessa,
perché in ogni modo arriverai.

Viviamo intensamente l’oggi.
Domani è un tempo che esiste nei nostri sogni.




Mario de Andrade.

( Traduzione fatta dallo Spagnolo all’Italiano da Ingrid Benndorf- Lenzetti).




















[1]  Cfr. LG 46
[2]  Cfr. Lc 10,12
[3]  Cfr. DC 25
[4]  Cfr. PC 7 - DC 25
[5]  Catec. Chiesa Cat. 921
[6]  Cfr. Bol.ODP ottobre 1898
[7]  Cfr. Cost. 58
[8]  Cfr. DC 26
[9]  Cfr. L II, 370 - 3 luglio1936
[10]  Cfr. L I, 181.183
[11]  Cfr. L II, 397
[12]  Cfr. SDO 1,1
[13]  Cfr. Gv 15,5.8
[14] Cfr. L II, 331
[15] Cfr. LG 46
[16] Cfr. PI 80
[17] Cfr. VC 77
[18] Cfr. Col.3,3
[19] Cfr. PC 7
[20] Cfr. MR 25
[21] Cfr. Articolo sull’ospitalità  n° 99
[22] Cfr. CJC 674. Il testo del Codice non ammette eccezioni per gli ordini contemplativi, ma anche in questo gli eremiti della Divina Provvidenza si differenziano.
[23] Monte Spineto, S. Alberto, Monte Soratte, Noto.

[24] Cfr. L I, p. 539
[25] Cfr. Lettere dall’eremo Ediz. Piemme p.216
[26]  Cfr. Lc. 23,34 – Sparpaglione: “Frate Ave Maria” p.159
[27]  Cfr. scritti di Frate Ave Maria X, 142
[28]  Cfr. Immaginetta ricordo del 25° di cecità.  “S. Alberto di Butrio – Festa di Tutti i Santi del 1937”.
[29]  Cfr. Lettere dall’eremo p.73
[30]  Cfr. Parola VII, 101. Don Orione fa riferimento alla suddetta immagine che Frate Ave Maria aveva fatto stampare. Il  Fondatore ne rimase sempre molto ammirato.
[31]  Cfr. Lettera a D. Draghi 21 febbraio 1932
[32]  Il Consiglio Generale ha approvato il testo il 9 novembre 1999.